
Mercoledì 14 maggio si è svolta a Genova, presso la Claque – Teatro della Tosse, la presentazione degli elaborati realizzati nell’ambito del progetto “Per non dimenticare – Storia di un viaggio”, che ha coinvolto oltre 700 studenti di 11 scuole secondarie della Liguria.
Il progetto nasce da un’iniziativa di ANED Genova e ha avuto come momento centrale la proiezione del docufilm “Storia di un viaggio a Mauthausen”, realizzato dal regista Matteo Valenti, che nel maggio 2024 ha accompagnato un gruppo di studenti in visita al campo di concentramento austriaco. Un viaggio della memoria intenso e toccante, che ha offerto ai ragazzi la possibilità di confrontarsi direttamente con le tracce della Storia e con il significato profondo del ricordare.
Dopo la visione e un dialogo aperto con il regista e gli insegnanti, gli studenti hanno realizzato elaborati personali, ciascuno ispirato a un tema che li ha particolarmente colpiti. Una selezione di questi lavori è attualmente esposta fino al 22 maggio nell’Area archeologica dei Giardini Luzzati.
Tra i protagonisti della giornata, gli studenti delle classi 3A e 4B del Liceo Artistico “G. Bruno” di Albenga, che hanno presentato un progetto ambizioso e profondamente simbolico: una grande installazione artistica dedicata alle vittime della Shoah. Coordinati dai professori Pietro Marchese, Leda Cupelli e Elena Gatti, i ragazzi hanno dato vita a un’opera collettiva che è al tempo stesso memoriale e autoritratto.
Attraverso la metafora della metamorfosi, ogni studente ha raccontato sé stesso: paure, sogni, identità. È stato un percorso intimo e trasformativo, in cui ciascuno ha potuto affermare il proprio “io sono”. Tutte queste voci, poi, sono state raccolte in un’unica forma: una granata. Una scelta forte, volutamente provocatoria, ma anche carica di significato. Una granata che non esplode per distruggere, ma per custodire: la memoria, la vita, la dignità.
Un messaggio potente e necessario: l’identità non si può cancellare. Anche quando la storia ha tentato di farlo — come nell’Olocausto, dove l’annientamento dell’individuo passava proprio dalla negazione della sua umanità — oggi, questi giovani affermano il contrario: noi siamo qui, a ricordare, a resistere.
Con coraggio, intelligenza e cuore, i ragazzi hanno saputo trasformare la memoria in arte e l’arte in testimonianza. Hanno affermato la loro voce, il loro diritto a esistere, figli di un’unica umanità.
Ricordare, per non ripetere. Educare, per costruire.
Bravi ragazzi!






